Dimora

Tutto inizia dai ricordi della casa di campagna, quel luogo sicuro che parla di vacanze estive tra i filari del vigneto.

Oggi è proprio quella bellezza che vogliamo far scoprire al nostro ospite, addolcita da una visione contemporanea di accoglienza. Perché, se da una parte un recondito silenzio narra il ritmo della natura e il vigneto sembra voler valicare le grandi finestre che lo svelano, dall’altra l’ispirazione della Dimora rimanda a quell’autenticità familiare, a quei gesti della memoria, a quegli scambi di voci e sguardi che allora erano cenni d’intesa e oggi sono il nostro progetto di ospitalità.

Così, avvolti dai profumi e dai colori delle stagioni che s’avvicendano, vi racconteremo la nostra passione per il buon vino e i sapori “di qui”, i valori imprescindibili e il design che si armonizza con il pregiato artigianato locale.

La villa

Appartenuta prima all’ingegnere Priolo e acquistata poi da Francesco Cambria insieme alla proprietà agricola, appare assai differente dalle costruzioni etnee.

Un’antica narrazione ci dice che un tempo, la nobiltà siciliana usava recarsi in vacanza al nord Italia o in località turistiche dell’arco alpino, prendendo spunto per nuove contaminazioni. Su questa premessa si modella lo stile architettonico alloctono che il barone volle portare nei nostri territori, un innesto alto-tesino nel cuore della campagna etnea.

Quando negli anni ‘60 Francesco Cambria acquistò la dimora, non sentì il bisogno di modificarla, anzi la mantenne come era originariamente.

Così, in un contesto abituato alla pietra nera, si staglia invece un tetto insolitamente spiovente, quasi a voler fare scivolare la neve, mentre una cornice rosso ruggine abbraccia le pareti esterne della villa.
Nell’interpretazione del recupero odierno gli ambienti sono stati restaurati senza stravolgerne il rigore di un tempo, ma cercando di attualizzarli attraverso una visione dinamica e contemporanea.

Qua e là, troviamo alcuni mobili che hanno decorato gli ambienti negli anni passati, integrati con gli inserimenti di quel design che continua a suggerire un calore e ospitalità.

I luoghi dell'agricoltura

I magazzini delle nocciole

La zona della corte e i suoi magazzini erano un tempo il cuore pulsante della tenuta agricola.

Qui, in autunno, venivano stipate le nocciole, una coltura antica, oggi rivalutata, di una qualità particolarmente pregiata di questo versante di Etna; nel forno a legna di Giovannina si cucinava il pane lievitato 24 ore, per servirlo appena sfornato con l’olio della nostra campagna; le mangiatoie al piano di sotto invece, dove oggi si trovano alcune delle nostre suite, erano rifugio per pecore e capre, con il loro latte si generava il “rituale” della ricotta calda.

Una vita scandita dai ritmi della natura, arricchita da risate e profumi della casa. Anche in questi ambienti, l’ambizione era di fondere la storia del luogo ai materiali attuali, rivisti in una chiave che rispondesse alla voglia di contemporaneità ed essenzialità.

Per pavimenti o rivestimenti dei bagni ci siamo rivolti a maestri artigiani , che trasformano la pietra naturale in raffinati “pezzi" senza tempo dal design elegante e minimalista.

Ogni camera è un unicum per colore e forme, così da rimanere scolpita nel cuore dei nostri ospiti.

Il palmento

Dietro ogni vino dell’Etna c’è la testimonianza preziosa di una cultura millenaria e i palmenti distribuiti nel territorio ne sono una conferma ancora oggi.

Averne un esempio autentico proprio nella tenuta, non solo un è privilegio, ma soprattutto dona la possibilità ai nostri ospiti di toccare con mano la storia rurale e produttiva etnea.

La pietra del vulcano definiva gli spazi, nelle vasche di raccolta si pigiava l’uva, il mosto scorreva nei canali verso i tini di fermentazione; poi c’era il torchio per la pressatura delle vinacce, l’elemento centrale, fulcro del lavoro meccanico: un sistema di ingegneria rurale che per secoli ha connotato la produzione di vino sull’Etna.

Oggi il vecchio Palmento all’interno della Dimora è la traccia storica di quello che eravamo e di come la passione del vino si sia radicata nella nostra famiglia.

I grandi muri in pietra lavica, fanno da sfondo alle vecchie botti di castagno, che custodivano il vino di nonno Francesco e che oggi arredano uno spazio estremamente affascinante, che racconta storie di persone e di bellezza, soprattutto nella nicchia, al suo interno, dove scoprire le vecchie annate Cottanera.